Da alcuni mesi, in Europa, sta emergendo una sfida che potrebbe avere un impatto significativo sul settore del trasporto merci su strada: la crescente carenza di autisti. La domanda di camionisti è in crescita, ma la disponibilità di professionisti in questo campo sta costantemente diminuendo. Proiettando poi lo sguardo al futuro, si prevede che nel 2026 potremmo trovarci di fronte a una situazione in cui il numero di autisti sarà la metà, rispetto a quelli già insufficienti che abbiamo oggi. A fronte di un aumento della domanda, nei prossimi quattro anni il 30% degli autisti oggi in servizio andrà in pensione e il tasso di sostituzione dei giovani e da quattro a sette volte inferiore a tale cifra. In pratica, si rischia che il 60% dei posti non potrà essere coperto. Già oggi, solo il 6% degli autisti di camion è giovane. Manca poi all’appello la forza lavoro femminile. Questo scenario allarmante è emerso dai dati pubblicati dall’International Road Transport Union (IRU).
La mancanza di domanda
Se fanno fatica le persone che già da anni lavorano nel mondo degli autotrasporti, anche chi vuole accedere in questo settore non ha la vita semplice: secondo la IRU, il lavoro di camionista, di per sé complesso e stressante, richiede lunghe ore di guida e periodi lontani da casa. Condizioni che possono scoraggiare molte persone dall’entrare in questa professione o spingere gli autisti esistenti a ritirarsi prematuramente. Ma è anche difficile da intraprendere. In molti paesi, tra cui l’Italia, l’età minima richiesta per ottenere una licenza di guida per camion è di 21 anni, escludendo così i giovani appena usciti dalla scuola e alla ricerca di lavoro. Aprire ai diciottenni, per molte organizzazioni di settore, sarebbe non solo una boccata d’ossigeno per l’autotrasporto, ma un’occasione per creare occupazione nel mondo giovanile. Sono alti, poi, i costi associati alla formazione presso le scuole guida, che tendono ad essere più elevati rispetto a quelli necessari per ottenere la semplice patente di categoria B, a cui si sommano i costi di specializzazione e di affiancamento.
L’importanza della formazione
La rivoluzione digitale e dell’automazione in corso sono un’opportunità ideale per il settore del trasporto su strada per migliorare la sua attrattiva tra i giovani europei, abbinandola alla revisione in atto della direttiva europea sulla patente di guida. A tal proposito, è necessario investire nella formazione di fondamentale importanza nell’assicurare la sicurezza sulle strade, migliorando competenze e abilità, la qualità dei servizi di trasporto e il benessere degli autisti stessi.
Lo sa bene Viasat Fleet (oggi parte di Targa Telematics) che ha stretto una partnership con il Consorzio Global, lavorando a un progetto di formazione – sia obbligatoria sul corretto utilizzo del cronotachigrafo, che mirata ad aumentare la sicurezza e le competenze specifiche sul carico/scarico delle merci – interamente finanziata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
È stata questa l’occasione per semplificare e migliorare l’attività degli autisti, seguendoli nel loro percorso lavorativo, misurandone competenze e risultati. Fondamentale non solo nella sicurezza stradale e personale, ma anche nel contenimento dei costi di esercizio e nella protezione delle merci. E per il rispetto delle normative nazionali e comunitarie.